Strada Nuova

Il progetto di Strada Nuova nasce principalmente dall’esigenza di avere in città una strada di rappresentanza; la zona che viene scelta è quella tra il Castelletto e l’attuale zona di Luccoli. La scusa adottata dai Padri del Comune per effettuare gli espropri necessari è quella di bonificare l’intera area, sede del postribolo cittadino.
Con un decreto datato 17 Marzo 1550 il Doge e i Serenissimi Collegi autorizzano i Padri del Comune ad elaborare un primo preventivo di spesa su un progetto eseguito da Bernardino Cantone da Cabio; i lotti edificabili sono 9, ridotti poi ad 8: 4 sul lato superiore e 4 sul lato inferiore, da notare che questo progetto comprende solo il primo troncone di Strada Nuova, la zona tra il giardino di Luca Grimaldi e Piazza Fontane Marose.
Parte del ricavato delle vendite dei lotti va a riempire le casse della Fabbrica del Duomo per il restauro della Cattedrale di San Lorenzo. Strada Nuova va così configurandosi come una grande operazione finanziaria da cui tutti i coinvolti escono ampiamente soddisfatti.


Le Guide

La Via Aurea genovese fu decretata nel 1550 ed edificata nella sua quasi totalità tra il 1558 e il 1571, fanno eccezione i Palazzi Brignole e Tursi delle Torrette. La paternità di questa grande impresa urbanistica è di Bernardino Cantone da Cabio.

Anonimo, 1818

L’Anonimo la descrive «Grande, spaziosa, e in linea retta a corda è la strada che, dalle falde del Castelletto, e dal termine di Strada Novissima, alla piazza delle Fontane Amorose dirigesi. Ella è formata da sette grandi, e venusti palagi isolati, che sulla di lei linea da ponente a levante con parallelismo costante protratta al mezzogiorno ne rimangono; solo sei se ne contano a tramontana. L’osservatore non può stancarsi dall’ammirarne, la ricchezza, e la magnificenza. Furono tutti alzati, eccetto che due, con disegno del celebre Galeazzo Alessi Perugino, allievo dell’immortal Michelangelo Buonarroti il Principe assoluto dell’architettura; e Scultura in ogni tempo e presso ogni Nazione, i quali poi insieme con molti altri de’ più cospicui della nostra Città, tanto in pianta, che in apertura e facciata disegnar volle quel gran lume della Fiamminga Scuola Pietro Paolo Rubens, per poi mandarli entro nobil volume (come eseguì in Anversa l’anno 1622.) alle pubbliche stampe, e far così palese al mondo il nobile, ed elegante metodo, che seguir si dovea nell’architettare» 

Jacob Burckhardt

Burckhardt scrive di strada Nuova nel paragrafo dedicato a Genova-Galeazzo Alessi nel capitolo dell'Architettura dal 1540 al 1580: «I palazzi eretti da Galeazzo sono in parte costruzioni tanto strette e alte, che solo grazie a dettagli assai energici potevano risultare di un certo effetto; così il Pal.Centurione sulla piazza Fossatelli ecc.-Sulla via Nuova che con i suoi 20 o 24 piedi di larghezza offre uno spazio maggiore, il Pal.Cambiaso rappresenta la media di ciò che egli in circostanze simili considerava appropriato; senza rivesimento di pilastri, ma con un bugnato unito, con un fregio a meandro al di sopra del del pianterreno; le diverse altezze dei piani producono un effetto eccellente.-Pal.Lercari (ora Casino); davanti al cortile a colonne una (già) ariosa costruzione a logge. -Gli segue il Palazzo Spinola con l'esterno interamente dipinto; nell'interno l'atrio, la scala, le logge in alto, il cortile e il giardino formano una composizione imponente. Di fronte si trova il Palazzo Adorno, la peggiore delle composizioni dell'Alessi; molto meglio è il Palazzo Serra che presenta ad eccezione del basamento rustico, un muro affatto liscio sul quale sono distribuite finestre, porte, balconi e cornici di marmo, con piacevolissime proporzioni; l'atrio è ora senza pitture, ma ben ideato» 

Federico Alizeri, 1875

«quella che Giorgio Vasari, per copia e splendor di palazzi, assentiva esser’unica al mondo; e che anch’oggi dopo tanto sfoggiar di edifizj, è modello singolarissimo e meraviglia ai professori dell’arte» 


Alizeri si dispiace di non poter parlare a lungo di questa strada e ugualmente chiede scusa per non conoscre il nome di tutti gli architetti che presero parte al progetto corale; fa notare che nemmeno Rubens nel suo celebre “I Palazzi di Genova” riporta i nomi degli architetti che diedero vita a quelle splendide abitazioni nobiliari.
«Le prime note ch’io ne rinvengo segnano il 14 maggio del 1550 con un decreto del Doge e de’ Procuratori, in riscontro ai concetti dei PP. Del Comune, pei quali si proponeva l’apertura di nobile strada che da Fontana Marosa per lo traverso de’ Lupanari tendesse all’estremo fianco di San Francesco. L’intento de’ Padri era triplice: fornir nuove stanze e più degne ai privati che si dicean disagiati per le rovine testè richieste dal nuovo muro di cinta, adornar la contrada di magnifiche case foggiate al moderno stile, e col prodotto dell’area che s’andrebbe cedendo per fabbriche ai doviziosi, sovvenir di denaro alle ampli azioni e ai restauri del S. Lorenzo.
[…] E già di quell’anno si pose mano a segnar le linee e fermare i livelli al proposto cammino, fattane commissione in Bernardino Cantone da Cabio architetto de’ Padri. […] la nuova strada non fu in assetto da dirsi compiuta innanzi al 1558.» Ci vollero quasi nove anni perché gli espropri furono lunghi e il postribolo presente in zona, venne ricostruito fuori dalle mura, nell’attuale zona di Castelletto. Sul finire del 1558 i lotti di terreno vennero messi in vendita e «i Signori adunati a Consiglio il 21 d’aprile, stanziarono che il nuovo tragitto s’avesse il nome di Strada Maggiore, e che tal si appellasse così nel contesto degli atti pubblici come delle scritte private.
Battesimo che durò poco. Prevalse la ragion popolare a cui piacque chiamarla Nuova; e a poco andò che nei rogiti ella prese e conservò tal vocabolo» 

I viaggiatori

Charles de Brosses in Viaggio in Italia afferma: «[...] Così è dappertutto, eccetto qualche casa della Strada Nuova e della Strada Balbi, le due più belle della città superiori a quanto di meglio c'è a Parigi. Le vie principali sono ben lastricate, con un marciapiede di mattoni nel centro per comodità dei muli poichè qui un tempo usavano molto le lettighe» 

Charles Dupaty scrive nelle Lettres sur l'Italie 1785 : «Se si vuole vedere la più bella strada che esista in tutto ilmondo, occorre vedere Strada Nuova. Su due linee molto prolungate e su di un lastricato di lava, una folla di palazzi discutono insieme di ricchezza, di elevazione e di massa, fanno sfoggio dei loro portici, delle loro facciate, dei loro peristili brillanti di uno stucco bianco, nero, di mille colori. Questi palazzi sono esteriormente dei veri e propri quadri.»

Charles Dickens in Pictures from Italy afferma: «E potrò mai dimenticare le vie dei palazzi, la Strada Nuova e la Strada Balbi! O l'aspetto dell'una, qundo la vidi per la prima volta, sotto il più fulgido e intensamente turchino dei cieli estivi, che le sue due file raccostate di dimore immense, riducevano a una striscia preziosissima di luce, restringentesi gradatamente, e contrastante con l'ombra greve al di sotto. […] In alcune delle vie più strette, le botteghe sono tutte di negozianti degli stessi generi: c’è una via d’orefici e un borgo di librai, ma anche là dove nessuno può, né è mai potuto penetrare in carrozza, ci sono antichi palazzi imponenti, celati da mura tetre, e raccostate, e quasi nascosti ai raggi del sole.»
Un particolare che affascina Dickens è l’ubicazione dei palazzi, che appaiono gli uni sopra gli altri, descrive le ampie finestre e come i giardini rialzati sembrino vasti e la cosa che forse lo impressiona maggiormente è quanto le vie alle spalle di strada nuova risultino strette, le definisce dei labirinti.


I Palazzi di Strada Nuova

Bibliografia Guide


 

  • Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 153-155
  • Burckhardt Jacob, Il Cicerone. Guida al godimento delle opere d’arte in Italia, Sansoni, Firenze 1952, pag. 461
  • Poleggi Ennio e Poleggi Fiorella (Presentazione, ricerca iconografica e note a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova, Sagep, 1969 pag. 144-145

Bibliografia Viaggiatori

  • Brosses de Charles, Viaggio in Italia. Lettere famigliari, Roma-Bari, Laterza, 1992, pag. 184
  • Dickens Charles, Pictures from Italy, New York, William H. Colyer, 1846 pag. 218 (traduzione in Genova, le nuove guide oro a cura di Touring Club Italiano pag.84)
  • Dupaty CHarles, Lettres sur l'Italie
Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022